GEOTERME Vulcano

VULCANO

 

 

 

Cenni storici della grotta dell'allume

Dell'estrazione dell'allume in età moderna (fine del XVII secolo), ne parlò per primo P. Campis (in Disegno historico della nobile e fedelissima città di Lipari, 1694) scrivendo che la ricchezza delle isole era legata, oltre che alla fertilità del terreno, all’estrazione copiosa di allume: "….in tre soli luoghi al mondo generandosi l’allume, cioé in Melo, in Vulcano et in Lipari, si rendeva per la verità molto prezioso quel minerale, chiamato da altri metallo".

Strabone, Fazello e Diodoro scrissero: "Soli natura ferax et magno alluminis proventu et fructum domesticorum suavitate celebris". "Georg Acate Enenchel, in andnot, ad Tucididem". Si trattava quindi di un minerale economicamente importante, "magno alluminis proventu" per i Liparoti e gli alleati romani.

Lo sfruttamento industriale vero e proprio delle risorse iniziò solo nei primi dell''800 ad opera del generale borbonico Don Vito Nunziante, a cui l'isola di Vulcano fu concessa da Ferdinando I di Borbone, Re delle due Sicilie.

Nel 1840”la fabbrica” di Vulcano comprendeva circa 500 operai di cui la maggior parte forniti dalla colonia penale di Lipari.

Nel 1878 gli eredi del generale Nunziante cedettero i loro diritti agli Stevenson che organizzarono l'attività estrattiva con vedute più razionali e progredite.

L'eruzione violentissima del 1888, che si prolungò fino al 1890, mandò in rovina gli impianti e costrinse ad abbandonare l'impresa. L'attività estrattiva nella grotta non riprese più e la stessa rimase in stato di abbandono.